Archeologia

Nell’ambito del Club Sommozzatori Padova esiste la sezione di archeologia subacquea. Si tratta di un gruppo di sub specializzato in prospezioni subacquee a scopo archeologico, che da più di venticinque anni collabora con la Sovrintendenza Archeologica del Veneto.

Questa particolare sezione del club, oltre ad aver recuperato moltissimi reperti di grande importanza storico-culturale, a livello didattico organizza periodicamente corsi O.T.A.S. (F.I.P.S.A.S.) con regolare brevetto. Questi corsi, riconosciuti da molti enti, formano Operatori Tecnici in Archeologia Subacquea.

Per motivi logistici, la sezione è più specializzata in archeologia fluviale. Si possono ammirare presso il Castello Della Vanezza a Cervarese S. Croce (PD) moltissimi reperti di tutte le epoche provenienti dal Fiume Bacchiglione e recuperati al 90% dal Club Sommozzatori Padova.

Per far parte di questa sezione bisogna essere in possesso del brevetto di 2° grado e di tanta voglia di lavorare soprattutto nei periodi invernali, quando l’acqua è più limpida.

La segreteria darà tutte le informazioni necessarie dalle 18 alle 20 del lunedì, mercoledì e venerdì.

Le “Piroghe di Selvazzano”

Il ritrovamento più eclatante è stato senza dubbio quello delle “Piroghe di Selvazzano”, ancora oggi le più grandi ritrovate in Europa ed esposte al museo di S. Martino della Vanezza nel comune di Cervarese Santa Croce (Padova).piro04

In questo museo si possono ammirare anche armi bianche, vasi in terracotta, anfore, ecc. — la maggior parte ritrovate dalla sezione di archeologia subacquea del Club Sommozzatori Padova.

Al museo civile di Padova si possono vedere piatti, vasi, monili, ecc. di provenienza Paleoveneta, per la maggior parte ritrovati nei fiumi.

Alcune nostre scoperte di archeologia subacquea nel fiume Bacchiglione

Segue un estratto dell’articolo apparso sulla rivista “Mondo Sommerso”.

La piena del mese di ottobre 2001 ha eroso la sponda del fiume mettendo in luce il sito che abbiamo trovato. In quell’occasione si è dovuto recuperare importante materiale dell’età del bronzo, per non rischiare che la piena seguente lo spazzasse via o semplicemente lo frantumasse in frammenti irriconoscibili.

Nell’ordine sono stati recuperati: un vaso a forma sferica con due anse leggermente scheggiato nell’orlo, la gran parte di un vaso a forma di brocca con un’ansa, due fondi di piccoli vasi, una base di corno di cervo lavorata che probabilmente serviva per uso domestico o agricolo, parte di mandibola di cervo e ancora vari frammenti di ceramica fittile. Nel sito è stato riscontrato la presenza di parecchie ossa di cervo e un numero imprecisato di pali emergenti dal fondo del fiume, del diametro di circa 30 cm l’uno. Vista la disposizione dei pali e la consistenza spugnosa del legno stesso, possiamo supporre di avere individuato un antico abitato palafitticolo.

Questa ipotesi viene suffragata dal fatto che a poca distanza, nella sponda del fiume si trova incastrata una piroga monossile. E’ stato osservato altro materiale ligneo presente nel luogo, come una serie di grosse tavole con alcuni fori tondi che saranno meglio studiate nelle prossime immersioni e numerosi altri pali di varie dimensioni. Visto il sito, riferibile sicuramente all’epoca delle palafitte, si può dedurre che in quel periodo quest’area fosse ben diversa dell’attuale. Il corso d’acqua era più ampio ma meno profondo, gli argini non c’erano, le sponde erano molto degradanti con formazioni di spiagge nelle anse, nelle quali l’uomo palafitticolo costruiva i propri insediamenti. Le nostre ricerche continueranno nel prossimo futuro e crediamo che la maggiore difficoltà consisterà nel poter capire come poteva essere questo abitato, cercando di far riemergere dal fango quanto possibile, al fine di rispondere ad alcune domande ancora senza risposta sulla vita dell’uomo preistorico lungo il fiume Bacchiglione.